Le aquile sono nate per volare

Un bellissimo racconto.

Quanti di noi … trascorrono una vita intera trascurando le proprie reali doti!

La scuola degli animali di G. H. Reavis, dal libro LE AQUILE SONO NATE PER VOLARE. IL GENIO CREATIVO NEI BAMBINI DISLESSICI.

QUESTA FAVOLA E’ VALIDA PER TUTTI!!!!
C’erano una volta degli animali che decisero di fare qualcosa di eroico per conoscere i problemi del “Nuovo mondo“. Così organizzarono una scuola.
Adottarono un programma di studi che comprendeva: la corsa, l’arrampicata, il nuoto e il volo.
Per rendere la scuola più facile da amministrare, ogni animale praticò tutte le materie.
L’anatra eccelleva nel nuoto; di fatto era migliore del suo istruttore e passò di grado nel volo. Però era molto scarsa nella corsa. Poiché era così lenta nel correre, doveva rimanere al doposcuola. Doveva anche sacrificare il nuoto per avere il tempo di esercitarsi nella corsa. Si esercitò fino a quando le sue zampe si sfinirono e la sua prestazione nel nuoto divenne mediocre. Comunque la sua media a scuola era accettabile, tanto che nessuno si preoccupò a tal proposito, eccetto l’anatra stessa.
Il coniglio era in cima alla classifica nella corsa, ma ebbe un esaurimento nervoso a causa di così tanto lavoro nel nuoto.
Lo scoiattolo era eccellente nell’arrampicata, fino a che ebbe una delusione nel volo, perché il suo insegnante lo faceva partire da terra per poi salire su, anziché dalla cima dell’albero per scendere giù.
L’aquila era un bambino con problemi e fu educata severamente. Nella classifica dell’arrampicata batté tutti gli altri in cima all’albero, ma continuò a usare il suo stile per ottenere miglioramenti nelle altre materie.
Alla fine dell’anno un’enorme anguilla, che sapeva nuotare in modo straordinario, sapeva correre, arrampicarsi e un po’ volare, ebbe la media più alta e fece il discorso di commiato.
In realtà gli animali non erano riusciti a mettersi d’accordo su quale fosse la materia più importante, perciò avevano deciso che tutti gli studenti avrebbero seguito lo stesso programma. Gli animali non ebbero più la possibilità di brillare nelle discipline di cui erano esperti, perché furono tutti costretti a fare delle cose che non rispettavano la loro natura individuale.

Quanti di noi, come l’anatra, che era eccellente nel nuoto e andava bene in volo, trascorrono una vita intera a correre, massacrando i piedi e trascurando le proprie reali doti! Le aquile sono nate per volare!

Il Liocorno e la legge di attrazione

Ancora una volta l’Associazione Culturale il Liocorno propone un evento sui generis. Il dibattito sulla legge di attrazione è stato al centro della serata  condotta da Rosaria Iodice. La proiezione di 30 minuti del film-documentario: The Secret è stata seguita dalla spiegazione della legge di attrazione che mostra, in breve, la possibilità di realizzare concretamente quel che desideriamo o pensiamo, nel bene e nel male. Rosaria Iodice, esponendo chiaramente la questione, al di là di ogni banale spiegazione, chiarisce la difficoltà di questa legge che governa l’universo (legge a cui ha dedicato quindici anni di studi). La serata è stata condotta con passione razionale e gli interventi del pubblico sono stati sentiti.

Quel che colpisce dell’associazione culturale il Liocorno, fondata da Rosaria Iodice e Marta Noviello, è la dimensione “domestica” del contesto. Al Liocorno ci si sente a casa, gli spazi sono piccoli e familiari, quasi “caserecci”. Anche fra sconosciuti subentra una relazionalità composta e cordiale; insomma, l’atmosfera che si vive in questa associazione si presenta come una perla di vita in un mondo dove la relazione autentica è fortemente in crisi.

Domenica 27 novembre 2011 il Liocorno replica il dibattito sulla legge di attrazione

per informazioni e prenotazioni (prenotazione obbligatoria):  3473083308

Il Liocorno presenta: Fabio Calenda – La porta del tempo

Fabio Calenda La porta del tempo

Una serata dedicata al mistero, alla storia, alla fantasia,e al ruolo che hanno svolto le donne all’epoca di Micene, grazie allo splendido romanzo di Fabio Calenda, che sarà presente con noi, nella cornice del Liocorno. Continua a leggere

Ddl Gelmini e l’Università di oggi con i suoi crediti, i suoi programmi e i suoi drammi

Alla vigilia del passaggio al Senato del ddl Gelmini, si temono, in previsione di domani, gli scontri verificatisi il 14 dicembre con l’approvazione alla Camera dello stesso. Le contestazioni, che sono l’esperessione di un chiaro disagio, meritano, quindi, in quanto tali, rispetto e attenzione, quelle stesse contestazioni che ho voluto vivere da vicino da ex studentessa e da potenziale insegnante di domani, (ma vista la situazione sembra che questo domani potrebbe non arrivare mai, è come essere in un limbo). Prendendomi quella distanza, o quel distacco, che serve per riflettere lucidamente riguardo a certe vicende, alla luce di un’esperienza che si fa sempre più crescente, oggi posso dare un’opinione su quella che è l’Università del mio tempo. Ed è con  estremo dispiacere che attesto che la qualità dei programmi universitari è decisamente scadente; con scadente voglio dire insufficiente a dare una conoscenza più o meno completa di una disciplina. Ora, non soltanto con leggi dirette si può smantellare la cultura, ma anche attraverso forme subdole propense a tentare chi lavora nel settore a compiere il proprio lavoro con meno impegno. Quindi, diciamoci le cose come stanno, i nuovi programmi presenti da qualche anno costituiti dai crediti formativi (CFU), sono programmi che possono essere definiti “striminziti”, ma soprattutto la qualità dei testi, ad eccezione di alcuni casi, è davvero improponibile, anche se li propongono lo stesso. La responsabilità qui, però, non è dei docenti che sono costretti a dover fronteggiare il problema di rendere i programmi sempre più brevi con la massima esaustività possibile, bensì di chi ha proposto questi nuovi ordinamenti universitari. Cerchiamo di essere onesti con noi stessi una buona volta, i programmi, i testi, resi sempre più sintetici (diversi manuali, infatti,  assumono sempre più le denominazioni di <lineamenti>, <elementi>, <fondamenti>, addirittura <lineamenti essenziali> ecc., è come bere sempre l’ultima spremitura dell’olio senza mai gustare la prima, l’extravergine), ripropongono quel vecchio manualismo nozionistico che tanto è stato condannato con le dovute ragioni. A questo punto si fanno passi indietro,  si ritorna a quel sapere quasi mnemonico, facciamo, insomma, rivoltare i pedagogisti dalla tomba. Non sembra più, l’università, il luogo dell’approfondimento, o meglio, il luogo che ti dà l’opportunità di fornirti di quelle basi adeguate per approfondire, anche privatamente, determinate tematiche o questioni. L’università sembra quasi non serva più, oltre che per la sua scarsa spendibilità a livello lavorativo, almeno qui in Italia, ma anche per la preparazione che ti fornisce. Devo ammettere però che la qualità rimasta risulta presente dalla preparazione dei docenti che fa, infine, la differenza, in fondo si sa, è sempre consigliabile la frequenza delle lezioni che diventa, adesso, sempre più necessaria. Qualche anno fa dicevasi insegnamento annuale il ciclo di lezioni che, come dice la parola stessa, appunto, durava un anno accademico, adesso invece, nel fallito tentativo di comparare un insegnamento annuale con il corrispettivo dei crediti formativi, invece di costituire l’insegnamento per l’intero anno, improvvisamente ci troviamo lezioni che durano appena tre mesi, anche poco meno. Da un anno di lezioni si è passati a tre mesi, potete immaginare la differenza sia quantitativa, sia qualitativa. Gli studenti, e qui li bacchetto, sono rimasti a guardare. Gli insegnamenti di storia sono stati i primi a risentirne. Un tempo, andare a lezione, significava avere spiegazioni della parte istituzionale, anche oggi avviene, ma con una riduzione di quantità e soprattutto con quella fretta che non dovrebbe implicare lo studio nel momento in cui necessita di un tempo dovuto. Con questi nuovi ordinamenti, poi, ci si laurea prima e questo ovviamente fa comodo, ma non si percepisce, in questo modo, la scarsa qualità della preparazione. Ora, anche i docenti sono stati a guardare, è chiaramente comodo fare lezioni solo di tre mesi invece di impegnarsi per una anno accademico e ciò allo stesso prezzo (stipendio). Insomma, ci hanno tutti marciato quando si è vista la convenienza. E dulcis in fundo! i famigerati crediti formativi (CFU), dove, credo per legge, questi permetterebbero di preparare un esame nel giro di 15 giorni. Ma ditemi un po’, che tipo di preparazione si ha quando si studia una disciplina per solo 15 giorni? per quanto bravo e diligente possa essere uno studente, questo tempo non permetterebbe soprattutto la realizzazione di approfondimenti adeguati, al massimo “approfondimenti superficiali”. Si fa un’insalata di tutto, un po’ di quello, un po’ di questo, un po’ di quell’altro, lavoro, poi, basato da quei manuali scritti in un modo che il sussidiario delle elementari in paragone è la Divina Commedia. Non è un caso che i docenti con un briciolo di buon senso suggeriscono i manuali dei licei come parte istituzionale da studiare, a dimostrazione del fatto che sembri, adesso, si studi meglio alle superiori, non fosse altro perchè si ha più tempo.

Questa è l’università del nostro tempo, un’università stanca e minimale, sempre chiusa in se stessa e sempre baronisticamente costituita. Forse abbiamo bisogno di un’Università moderna, o postmoderna, che non deve significare riduzione dei programmi per velocizzare le lauree, ma che si integri con una società iniziando a dialogare con essa, non solo per preparare lavorativamente le nuove generazioni quando finiscono il percorso universitario, ma anche per formarle, durante quello stesso percorso, in un vissuto che forgi una forma mentis dell’essere dell’io che sta diventando, ed è, cittadino unico del suo paese.

Pop Art – Andy Warhol

Con molta sincerità ammetto che considerare arte l’arte popolare, come la intende la Pop art, lo trovo strano più che stravagante. Nel caso della pop art di Andy Warhol l’oggetto comune si fa opera  d’arte e stravolge quella che dovrebbe essere la caratteristica principale dell’arte vera e propria, ovvero l’opera che proviene da un atto d’intuizione che si crea nell’istante e durante tutto il tempo della sua realizzazione, invece nella pop art, a quanto pare, quest’atto stesso viene, appunto, stravolto. Questo genere, infatti, è l’elogio dell’appariscenza, o dell’estetica del seriale, del prodotto di massa, e, a mio avviso, la sconfitta dell’intuizione artistica in quanto tale, anche se non è, comunque, la negazione della creatività. Persino il prodotto seriale implica, soprattutto per chi ne deve elaborare il suo lancio nel mercato, un atto che necessita quell’attrativa fondamentale che porta all’accrescimento di interesse verso il prodotto stesso. Effettivamente, Andy Warhol, a quanto pare, era il primo a stupirsi del fatto che i suoi lavori avessero un prestigio tale da poter essere venduti all’asta a prezzi elevati.

Alla Fiera del Levante di Bari (Puglia) del 2010, dall’11 al 19 settembre, sono state esposte 21 opere di Andy Warhol, opere che vanno da barattoli firmati, a foto, a serigrafie. Di seguito ho fotografato quelle che più mi hanno colpita, in particolar modo questa serigrafia di fiori: dal vivo il colpo d’occhio è suggestivo, i colori sono in rilievo, sembrano fuoriuscire dal manifesto stesso, se non ricordo male ve ne sono 100 copie firmate di quest’opera. Più sotto, l’inconfondibile campione nello sport e nella vita Mhoamed Alì e infine un olio su tela di Liza Minnelli.

Comunicato stampa per la manifestazione nazionale UGUALI del 10 ottobre 2009 e notizie del testo base sulla proposta di legge contro l’omofobia

L’Italia si muove per l’uguaglianza

Assicurata la presenza dei gonfaloni di alcune città. Decine di bus da oltre 15 città italiane. Importanti adesioni alla manifestazione nazionale del 10 ottobre UGUALI

È partita la mobilitazione civile per la partecipazione alla manifestazione nazionale del 10 ottobre a Roma, indetta dal movimento lesbico, gay, bisessuale e transgender italiano per rispondere alla violenza che colpisce le persone LGBT, i migranti, le donne e altri soggetti sociali ritenuti deboli con la rivendicazione di uguali diritti e doveri, pari dignità, riconoscimento giuridico di tutti gli amori, di tutte le famiglie.

“Le istituzioni territoriali seguano l’esempio dei Comuni di Firenze, Livorno e Udine che hanno già assicurato la presenza alla manifestazione con il gonfalone della loro città” – dichiara la portavoce Fabianna Tozzi – “ Solo così potremmo costruire una rete tra persone e istituzioni per creare un’Italia che agisce per un vero cambiamento di cultura delle differenze e convivenza civile.”

In questi giorni sono arrivate le adesioni e il sostegno alla piattaforma politica della manifestazione da parte di numerose associazioni, sindacati ed esponenti politici, tra cui la CGIL nazionale, l’Arci e l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia. Inoltre da più di 15 città, da Torino a Palermo, da Trieste a Napoli, si stanno organizzando decine di autobus per favorire la partecipazione di tutti i cittadine e le cittadini che pretendono interventi legislativi contro l’omofobia e la transfobia, e rivendicano il principio di uguaglianza che deve impegnare le istituzioni ad agire per la parità di diritti nel riconoscimento pubblico di tutte le relazioni e nel creare interventi informativi e culturali, a partire dalla scuola.

Facciamo appello tutta la società civile che ha a cuore i diritti e l’uguaglianza ad aderire, supportare e partecipare ad un evento che riporta al centro della discussione sociale e politica, le persone con i loro bisogni e la loro richiesta di uguaglianza.

Uguali – Comitato Promotore Manifestazione Nazionale Roma  10 ottobre 2009

Il sito: http://uguali.wordpress.com/ 

 

Roma, 2 ott. (Apcom) – “Oggi in commissione Giustizia della Camera è stato approvato, con i volti di Pd, Pdl e Lega, il testo base della legge contro l’omofobia. Contrari Idv e Udc. Il testo è frutto del lavoro di un anno in commissione, della consapevolezza e della necessità di arrivare ad una condivisione la più ampia possibile, per una legge come quella contro l’omofobia, che rappresenta un primo passo importante per il nostro paese e per gli omosessuali e i transessuali italiani. Il testo, infatti, nella dicitura ‘orientamento o discriminazione sessuale’ comprende anche i reati contro le persone transessuali”. Lo dichiara in una nota Anna Paola Concia, deputata del Pd.

“Dispiace – prosegue – che l’Idv non abbia voluto condividere l’adozione del testo base. Io, come relatrice, avrei voluto un altro testo, infatti avevo presentato l’estensione della legge Manicno. Ma la necessità di rompere il muro del pregiudizio e della discriminazione è più importante degli interessi personali e della propaganda politica. Idv e Udc, con il loro voto contrario, dimostrano di essere i più conservatori del Parlamento”.

“Gli omosessuali e i transessuali italiani, me compresa, sono stanchi delle belle parole e del benaltrismo. Nei prossimi giorni – ha concluso Concia – con la presentazione degli emendamenti, il testo potrà essere migliorato per arrivare in Aula il 12 ottobre”.

Giuseppina La Delfa (presidente famiglie arcobaleno): CAMBIARE

Un comunicato-dichiarazione di Giuseppina La Delfa presidente dell’associazione famiglie arcobaleno. La trovo, soprattutto, una positiva dichiarazione di intenti.

Aurelio Mancuso ha intitolato il suo intervento su facebook “ricominciare” e io aggiungo “cambiando”.

Il Pride di Genova è stato per me un Pride magnifico e mi ha chiarito in modo definitivo l’importanza dei Pride nazionali itineranti.
I Pride, ormai l’abbiamo capito tutti quanti, non servono a smuovere la politica alta, servono a cambiare la relazione tra la gente, tra una città, una provincia e tutta la comunità lgbtq.
Questo è avvenuto a Genova, come era avvenuto a Torino e a Bari e anche a Milano.
Da Bologna invece siamo tornati tutti un po’ tristi come se i bolognesi ci avessero visto fin troppo e non erano disposti a rinunciare alla siesta per salutarci. E’ anche vero che Bologna ha cambiato il su rapporto alla comunità già da molto tempo, e ciò dimostra ancora una volta come è importante la scelta della città per l’organizzazione del Pride nazionale.
Genova invece è stata una scelta vincente malgrado i dubbi e le polemiche. Il successo di sabato 27 lo dobbiamo innanzi tutto al Comitato Genova Pride che da 9 mesi ha lavorato instancabilmente per collegare la città a questo evento. E c’è riuscito e per questo, noi tutti vi ringraziamo. Avete fatto un lavoro straordinario. So che eravate in pochi e so che avete lavorato senza tregua per la riuscita della nostra grande festa. Siete riusciti a avvicinare la gente alle nostre problematiche, e avete cambiato per sempre il loro sguardo su di noi.
La città era addobbata con le bandiere arcobaleno e svolazzavano ovunque : nel centro storico, nei bar e ristoranti sul porto, in mano ai ragazzi e alle ragazze. E’ stato bello vedere i nostri corpi e i nostri colori riempire la città.

Un altro ringraziamneto va a tutti quelli che avendo già partecipato al pride di Roma, hanno fatto doppia spesa e doppio sforzo per essere anche a Genova.

Io sogno un Pride nazionale itinerante importante che abbia lo scopo principale e fondamentale di avvicinare la gente a noi, che le città prescelte siano quelle più difficili, quelle più chiuse, quelle dove la gente comune continua a non volerci vedere, dove fa fatica a dire le parole, a pronunciarle, a capire semplicemente che siamo parte di loro.

Ma io sogno anche una MANIFESTAZIONE NON FESTOSA, rivolta questa volta alle istituzioni, da farsi a Roma, senza carri, senza musica, una manifestazione di gente arrabbiata e stanca che chiede con forza e tanti slogan e immagini incisive di essere ascoltata.
Una manifestazione di tutto il Movimento unito per l’uguaglianza totale, dove, tutti coinvolti, cambiamo le carte in tavola e non chiediamo più che ci vedano soltanto ma chiediamo che ci guardino e ci ascoltino.

Sogno una manifestazione nazionale immensa con centinaia di migliaia di persone senza brillanti e senza colori, vestite come tutti i giorni, con le bandiere del movimento a lutto per i torti e le torture che subiamo, per i morti e le offese fisiche e gli insulti, per la negazione della nostra dignità di persone, di coppie, di genitori, sogno una manifestazione cupa, fatta di gente che non ne può più di chiedere.

Io sono convinta che siamo pronti, adesso. Sono convinta che il movimento unito può farlo, sono convinta che una manifestazione che non sia una festa possa, per contrasto, avere una grande potenza mediatica e fare davvero pressione sull’opinione pubblica.

Pensiamoci, riflettiamoci, troviamo modi e idee forti.

E poi, comunque, torniamo a fare la festa che ci da tanta forza, energia, potenza.

Giuseppina La Delfa

www.famigliearcobaleno.org

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… si commenta da solo

Elfi: la pietra in quarzo, la musica dentro

Chi mi è vicino in questo momento della mia vita sa bene che sto passando un periodo particolare. Ho difficoltà a parlarne, a descrivere il mio stato d’animo, ad avere contatti sociali. L’improvvisa situazione che è calata sulla mia famiglia ha destabilizzato me e il resto dei miei familiari. Le mie speranze, i desideri sembrano frenati dalle difficoltà, le mie energie sembrano disperdersi nei giorni di impegni che passano. E in fondo come la mia amica Emi mi ha detto, in questi momenti capirò chi mi è veramente amico e chi no. Le credo!

Penso alle energie che sento disperdere, penso all’energia che ognuno ha: penso all’energia. Quando sono andata nella valle degli elfi molto non è stato raccontato e quel che non ho detto è che in quella valle, in alcune circostanze, le pietre si trasformano in quarzo. I bambini elfi hanno trovato anche delle pietre molto grosse, io ne ho un paio piccoline, una già quarzo e l’altra in via di trasformazione. Mi hanno detto che dei campi elettromagnetici, in alcuni periodi, hanno la possibilità di costituire questo fenomeno. La natura, quindi, trasforma la pietra in quarzo. Io mi chiedo ora: la pietra inerte che mi sento adesso, con la giusta energia, riuscirà a trasformarsi in quarzo?

Nietzsche dava un grande potere alla musica, la musica più della poesia ci mette in contatto con gli dèi, la parte più intima e nuda di noi stessi, la musica risveglia la memoria dionisiaca dell’inconscio. A volte una melodia la ascoltiamo e riascoltiamo senza sapere il perché questa ci rapisce. La musica stimola zone cerebrali, ma la memoria è oltre, la memoria è vissuto esperenziale, la memoria è istante, un presente dispiegato, una ricerca del tempo perduto, un amore ritrovato, un ricordo risvegliato. Come posso donarvi un frammento della mia memoria che sia coincidente con le emozioni, con lo stato d’animo che ho provato e che provo adesso, come posso coinvolgervi senza apparire banale ai vostri occhi, anche per sola riconoscenza per le vostre visite che mi fanno sentire meno sola; vorrei regalarvi un istante, un piccolo frammento di emozione, un ricordo sincero con gli attimi di una musica dolcissima.

Vi farò ascoltare due brani della colonna sonora di un noto film che riconoscerete subito. Questi brani sono il ricordo sonoro della valle che mi porto dentro, sono la musica che accompagnava quei giorni, sono la magia che mi è rimasta, la poesia che non vuole morire:

PS di quest’ultimo brano mi piace di più l’altra versione

Omofobia e informazione oltre il 17 maggio

Parlare di omofobia adesso che il 17 maggio è passato sembra quasi fuori luogo o addirittura anacronistico, ma credo invece che affrontare la questione oltre o dopo il 17 maggio sia più importante. Il problema dell’omofobia non inizia e finisce in un giorno solo, ma è sempre costante perchè è costante e reale, e con questo intendo quotidiano, il comportamento omofobico. L’omofobia la si sperimenta ogni giorno, ma soprattutto già in forma latente la si può notare anche nelle persone non dichiaratamente omofobe, non facciamo finta di niente: la maggior parte delle persone ha imbarazzo solamente a parlare di omosessualità, lo si percepisce come un argomento troppo scomodo perchè intimo. Premetto da subito che non credo che certe forme omofobiche derivino da un’omosessualità repressa o almeno non tutte, per spiegare a un convinto eterosessuale che l’affettività omosessuale è un’affettività che ha una base ontologica naturale non serve dire a questo che è un omosessuale represso, anche nel caso dovesse corrispondere a verità, il problema, credo, come molti altri problemi di natura psicologica, sia una questione di natura ontologica e con questo intendo riferirmi al tipo di educazione-formazione che un io vive come essere esistente. L’io, di per sè, nasce con delle tendenze che gli addetti ai lavori definiscono innate, queste nel corso dell’esistenza confluiscono in rapporti ibridativi con il tessuto di relazioni e quindi, per dir così, di impringting che abbiamo come network che, non solo ci circonda, ma di cui siamo parte integrante. La questione è troppo lunga da esplicitare, ma posso ridurre nel considerare che l’essere dell’io si struttura e si ridefinisce continuamente, diremmo, si riassesta a ogni nuovo contatto o a ogni nuova rete di contatti soprattutto quando un’esperienza forte è la causa scatenante di un ridestamento della coscienza. Bene: che cosa c’entra tutto questo con l’omofobia? L’omofobia, come tutte le forme socio-acquisite, nasce da una costruzione o negoziazione della realtà di tipo convenzionale, si è omofobi, anche quando ci disturba parlare di omosessualità, per abitudine culturale, perchè nel raggio d’azione della propria esistenza non è stata problematizzata la questione o, ancor peggio, è stata già indottrinata in forma aprioristica come non questione. La struttura sociale preesistente ha già indicato la direzione su cui l’io deve “guardare”. L’omofobia, quindi, non è una tendenza naturale, bensì una sovrastruttura acquisita dai feedback sociali, una sovrastruttura potentissima e pericolosa per gli esiti violenti. L’aspetto positivo di tutto questo è che, come tutte le sovrastrutture e abitudini culturali, può cambiare, può modificarsi nel tempo perchè non è parte dell’essere definitivo ontologico di una persona o addirittura di un’intera società. L’aspetto negativo è che, come tutte le sovrastrutture e abitudini culturali, è difficile da debellare, in poche parole non in un paio di generazioni sociali si sradica una sovrastruttura fortemente radicata dal fallocentrismo come quella occidentale. I modelli dell’uomo forte, virile, che, come una vecchia pubblicità di un profumo recitava: dell’uomo che non deve chiedere mai, i modelli dell’uomo macho ecc., sono modelli questi che hanno soprattutto violato una realtà dei fatti che è tutt’altra cosa rispetto agli steriotipi tipici. La realtà violata è stata quella affettiva, non nel puro senso dei sentimenti, ma la realtà ontologica dell’affectus in senso letterale, ovvero ciò che ci tocca, la nostra natura ontologica è affettiva e tutte le sovrastrutture imposte come definitive sono una violenza nei confronti dell’essere in favore di ideologie del dover essere. La realtà affettiva della specie umana è così violentata e distorta. Il problema delle società si presenta quando queste sono particolarmente chiuse, di conseguenza, dal punto di vista culturale sono recidive non ai cambiamenti di per sè, ma ancora più in origine alla conoscenza dei fenomeni reali che poi in realtà sono fenomeni sotto gli occhi di tutti. Un esempio fra tutti è l’omosessualità, che vorrei chiamare da adesso omoaffettività, che è sempre esistita, ma gli altri esempi che possiamo citare sono anche l’atteggiamento delle maggioranze sociali che ignorano le conseguenze negative dell’effetto serra: non si pensa perchè è sforzo pensare, perchè è problematizzazione e quindi impegno, le famose abitudini di contrarre abitudini che Bergson aveva benissimo tematizzato.

A questo punto, consapevoli del fenomeno cangiante quali sono le convenzioni sociali, possiamo renderci conto quanto e come lavorare sull’ulteriore cambiamento culturale che è, prima di tutto, educazione alla conoscenza della realtà dei fatti, quindi educazione a vincere la pigrizia intellettuale che spesso si crogiola nell’opinione del senso comune. Un importante rilievo hanno le scuole, la famiglia, la struttura sociale che dovrebbe avere il compito di non abbandonare i cittadini; in proposito, circa un anno fa pubblicai in un forum la relazione dell’ILGA-Europe per la Commissione degli Affari Sociali inerente al suicidio tra i giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender, anche se la relazione e le indagini costituite sono inerenti all’anno 2007 credo che l’impostazione e soprattutto le proposte per affrontare il problema in sè siano ancora molto attuali, possiamo leggere infatti le segnalazioni che effettuai di alcuni passi della relazione:

<< E? stato dimostrato chiaramente che l?incidenza del suicidio tra i giovani LGBT
potrebbe essere ridotta se fossero adottate misure per contrastare l?omofobia, la bifobia, la
transfobia e l?eterosessismo che essi devono affrontare nella società, e se fossero adottate
misure per dare loro supporto.
47. L?Olanda è un Paese che, per almeno tre decenni, ha messo in atto politiche e
programmi educativi a favore delle persone LGBT. Mentre la situazione è ancora lontana
dall?essere perfetta, il confronto tra i risultati del ?Social Exclusion Report? per l?Olanda, con
i risultati di tutti i 37 Paesi, ha reso alcuni risultati informativi:
? Nel caso delle scuole, solo l?8.7% degli intervistati Olandesi ha trovato elementi
discriminatori nel curriculum scolastico rispetto al 42.9% dell?intero sondaggio;
mentre il 39.4% ha subito esperienze di bullismo, rispetto al 53% dell?intero
sondaggio.
? Nel caso delle relazioni familiari, il 31.2% degli Olandesi intervistati ha riportato
esperienze di pregiudizio e/o discriminazione, rispetto al 51.2% dell?intero
sondaggio.
? Anche l?esperienza di discriminazione nella comunità generale è stata più bassa, per il
24.6% degli Olandesi intervistati, rispetto al 37.7% dell?intero sondaggio.

E? stato esaminato un fattore riguardante la depressione, la disperazione e il suicidio
negli adolescenti gay, lesbiche e bisessuali, in comparazione con gli adolescenti eterosessuali.
I risultati hanno suggerito che i fattori ambientali associati con l?orientamento sessuale, che
potrebbero essere raggiunti e cambiati attraverso la prevenzione e gli interventi di
prevenzione, giocano un ruolo principale nella prevenzione dell?angoscia nella popolazione.30
53. Un altro studio ha esaminato quattro fattori protettivi (le connessioni familiari,
l?attenzione dell?insegnante, le attenzioni di altri adulti e la sicurezza scolastica) e la loro
associazione con l?ideazione del suicidio e i tentativi di suicidio tra adolescenti che hanno
avuto esperienze con persone del loro stesso sesso.

Molte indagini hanno documentato l?ostile ambiente sociale con cui loro si
interfacciano ? sia in famiglia, a scuola, nei gruppi di coetanei, nelle istituzioni
religiose, o più ampiamente nella società
? Una ricerca dettagliata ha dimostrato che un ambiente sociale che esclude e denigra i
giovani LGBT è causa per molti di loro di scegliere il suicidio come via di fuga dalla
depressione, dall?isolamento e dalla disperazione
58. Laddove i governi e le autorità per l?istruzione prendano specifiche iniziative per
affrontare l?esclusione e la discriminazione subita dai giovani LGBT, possono essere
raggiunti sostanziali miglioramenti nel loro ambiente sociale.

La chiave per eliminare la tragedia dei suicidi tra i giovani LGBT non è pertanto una
questione di come farlo né di come trovare le risorse, ma una questione di volontà politica:
l?attuazione delle misure proposte potrebbe essere opposta appunto da quei gruppi sociali, da
quelle istituzioni e da quegli individui la cui ostilità verso le persone LGBT contribuisce ad
un ambiente che denigra ed esclude in primo luogo i giovani LGBT.
61. La sensibilizzazione e l?educazione all?azione contro omofobia, bifobia e transfobia,
inclusa la sensibilizzazione sul potenziale costo dell?emarginazione, della denigrazione e della
discriminazione nei confronti dei giovani LGBT, sarà quindi essenziale per avere successo >>.

Consiglio comunque la lettura completa della ricerca.

Per capire qualcosa di più sull’omofobia vi segnalo la lettura tematica di questi siti: ipsico.org, con particolare attenzione alla voce omofobia interiorizzata, ovvero l’autoomofobia dei cittadini gay, lesbiche, transgender e bisessuali.

Interessante anche questo riassunto che presenta in generale una panoramica del mondo omoaffettivo: l’mofobia, la paura degli altri e di noi stessi

Da notare lo scempio omocensura che hanno subito gli anime giapponesi di ispirazione manga, nel sito gay.it  si trova una curiosa vecchia discussione riguardo alla censura che una certa forma d’arte può subire per via di un puritanesimo ipocrita. Personalmente, le forme implicite di omoaffettività dei cartoon anni ’80/’90 non ricordo che mi hanno traumatizzata, confusa o scandalizzata, quando si è bambini quelle forme di sovrastruttura di cui ho argomentato sopra non si hanno e certe cose le si vivono per come sono perchè, semplicemente, sono.

…e per una delucidazione riguardo alla questione dell’omofobia in Europa, qui la Risoluzione del Parlamento Europeo.