Ecovillaggi e stile di vita alternativo

Dopo tanto tempo, finalmente, ho deciso di dedicarmi all’argomento che forse, in questo blog, da quando l’ho aperto, ha appassionato maggiormente gli utenti: la valle degli Elfi e la vita nelle comuni, gli ecovillaggi, al punto da rendere i post dedicati all’esperienza nella valle degli Elfi, vissuta nel 2008, tra i più letti.

Senza perdermi in chiacchiere, non commenterò il perché questo stile di vita alternativo stia suscitando tanto interesse, soprattutto in questo periodo storico, non credo ci voglia molto a capirlo. Imparare a saper vivere con poco, a saper vivere con gli altri e a saper condividere, sembra una cosa facile (al di là dei racconti entusiastici), ma la vita comunitaria ha le sue difficoltà e le sue regole e spesso, per noi della città, abituati a vivere nei nostri spazi intoccabili, uno stile di vita davvero alternativo può risultare difficoltoso se non impossibile. Però (c’è sempre un però), credo che, se si sia davvero convinti di certe scelte e ci si alleni ad accogliere nella propria vita, nel proprio Io, esperienze rivoluzionarie e si abbia una voglia vera di imparare cose nuove, diverse da quelle a cui siamo abituati, la vita nelle comuni non risulti così assurda e impossibile.

Le prime domande che si pone chi vuole avvicinarsi alle comuni, agli ecovillaggi, sono: “come si vive negli ecovillaggi? Che tipo di economia c’è? Che condizioni igieniche ci sono? Come si arriva? (in proposito sono stata subissata di e-mail) ecc.”. Ora, ritengo che ci siano siti forniti di tante spiegazioni e risposte a molte curiosità, quindi non sarò io a dare spiegazioni e a fare l’esperta della situazione, quando in realtà non lo sono. Chiarisco subito: sono una curiosa come voi che vuole conoscere ed, eventualmente, avvicinarsi, un giorno, seriamente, alla vita delle comuni, che ha voluto mettersi in gioco andando in uno degli ecovillaggi tra i più particolari, come quello della valle degli Elfi. Ci sono siti, (sono riuscita a ritrovarli), che chiariscono molte cose. Vi riporto direttamente nel blog un brano di una spiegazione, ovviamente generale, di come si vive in un ecovillaggio:

<< In una società profondamente individualistica, l’idea di vivere insieme condividendo professionalità, esperienze, affetti, risorse economiche e intellettuali certo meraviglia. Abituati a vivere le nostre vite in anonimi condomini, stupisce che sia possibile condividere fuori della cerchia ristretta dei legami parentali l’educazione dei propri figli, la preparazione dei pasti, le pulizie, il lavoro. Eppure si tratta di scelte che oltre a migliorare la qualità della vita, perché liberano il tempo e aumentano la socialità, portano a una riduzione sensibile dei costi economici e ambientali. Provate a immaginare quanti televisori, lavatrici, lavastoviglie, scaldabagni, automobili ci sono in un normale condominio. Se le stesse persone decidessero di “vivere in comunità” invece di dieci lavatrici, ne potrebbe bastare una, magari più capiente; e così per la caldaia, il televisore o la lavastoviglie e forse invece di dieci auto ne basterebbero tre o quattro. Questo è quanto avviene in numerose esperienze di cohausing, molto diffuse in Danimarca, Olanda e nei paesi scandinavi. Ma un ecovillaggio è qualcosa di più della semplice condivisione di uno spazio e di qualche elettrodomestico, si tratta di condividere una visione e sperimentare concretamente nel quotidiano uno stile di vita in armonia con la natura basato sui valori di solidarietà, partecipazione, ecosostenibilità e sobrietà. Provate a immaginare diciotto adulti di età e professionalità diverse: insegnanti, agronomi, ingegneri informatici, agricoltori, baristi, muratori che versano in una cassa comune i propri stipendi e poi una volta prelevato una “paga uguale per tutti” di 150 euro, utilizzano tutte le risorse per le spese comuni (spese mediche, educazioni dei bambini, trasporto, spese energetiche, cibo, abitazioni ecc.). Un’utopia? Eppure è quanto avviene nella Comune di Bagnaia, nei pressi di Siena. Provate a immaginare dei bambini che hanno la possibilità di crescere in compagnia di loro coetanei e con il sostegno anche di altri genitori adulti che a turno fanno da animatori fuori degli orari di scuola, e soprattutto che possono giocare nella natura con anatre, conigli, capre. Solo fantasia? No, è quanto avviene ogni giorno presso l’ecovillaggio di Torri Superiore, a Ventimiglia.
Eppure chi interpreta l’esperienza degli ecovillaggi come una sorta di fuga dalla società o come scelta individualistica si sbaglia. Dietro il vuoto di valori vomitato quotidianamente dalle tv, pubbliche e private, si nasconde un bisogno diffuso di una nuova socialità. Lo slogan:“Un mondo migliore è possibile: noi lo stiamo costruendo” coniato dalla Rive, in occasione del Social Forum Europeo del 2003, racchiude molto bene il contributo che l’esperienza degli ecovillaggi può offrire al processo di trasformazione della società. E l’interesse crescente per il movimento degli ecovillaggi è una prova concreta di questo desiderio di cambiamento. Giovani e meno giovani, singoli e coppie, lavoratori e disoccupati, baby pensionati, ma anche professionisti e imprenditori: l’idea dell’ecovillaggio sembra coinvolgere in maniera trasversale fasce generazionali, strati sociali ed esperienze d’impegno politico e sociale più diverse e convogliare i desideri, i bisogni e le fantasie più disparate. Gran parte delle telefonate o delle e-mail che giungono alla redazione del mensile Aam Terra Nuova, che materialmente ospita lo sportello informativo della Rive, denunciano un profondo disagio esistenziale e insieme il desiderio di cambiare la propria vita, nella direzione di una nuova socialità e, sempre più spesso, di un lavoro più gratificante in un luogo, o in una dimensione, il più possibile vicino alla natura. Nonostante tutte le apparenze di questi anni di disimpegno e di omogeneizzazione del pensiero, la prospettiva di investire la propria vita nell’assurdo ritornello: “lavora-consuma-produci-crepa” sembra affascinare sempre meno >>. ( di Mimmo Tringale)

fonte e approfondimenti: Che cos’è un ecovillaggio (RIVE Rete Italiana Ecovillaggi)

Vi anticipo, con l’immagine di seguito, una mappa che riporta dove sono gli ecovillaggi in Italia

mappa ecovillaggi italia

Nel link a seguire, un elenco dei diversi ecovillaggi situati in Italia, anche se è un po’ datato: www.sostenibile.org

Altro elenco ecovillaggi dal sito RIVEwww.mappaecovillaggi.it

Il forum di Terra Nuova

Ecovillaggi, anche esteri, dal sito: www.fiorigialli.it

Un’esperienza: Paradiso Ritrovato, esperienza al Giardino delle gioie in Puglia.

5 Risposte

  1. A livello mondiale segnalo anche il Global Ecovillage Network:
    http://gen.ecovillage.org/

    "Mi piace"

  2. grazie

    "Mi piace"

  3. Ottimo articolo! Grazie. Peccato solo che nella cartina manca una delle comuni più importanti, quella di Urupia nell’Alto Salento, in Puglia. Spero l’aggiungerete. Ciao!

    "Mi piace"

  4. una domanda..ma questo modello alternativo ecologico e sostenibile servirebbe a salvare il mondo..e l’umanità come la salvi?

    "Mi piace"

  5. é una scelta da pionieri, un esempio. poi chi vuol seguire é invitato a farlo.

    "Mi piace"

Lascia un commento