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… si commenta da solo

Elfi: la pietra in quarzo, la musica dentro

Chi mi è vicino in questo momento della mia vita sa bene che sto passando un periodo particolare. Ho difficoltà a parlarne, a descrivere il mio stato d’animo, ad avere contatti sociali. L’improvvisa situazione che è calata sulla mia famiglia ha destabilizzato me e il resto dei miei familiari. Le mie speranze, i desideri sembrano frenati dalle difficoltà, le mie energie sembrano disperdersi nei giorni di impegni che passano. E in fondo come la mia amica Emi mi ha detto, in questi momenti capirò chi mi è veramente amico e chi no. Le credo!

Penso alle energie che sento disperdere, penso all’energia che ognuno ha: penso all’energia. Quando sono andata nella valle degli elfi molto non è stato raccontato e quel che non ho detto è che in quella valle, in alcune circostanze, le pietre si trasformano in quarzo. I bambini elfi hanno trovato anche delle pietre molto grosse, io ne ho un paio piccoline, una già quarzo e l’altra in via di trasformazione. Mi hanno detto che dei campi elettromagnetici, in alcuni periodi, hanno la possibilità di costituire questo fenomeno. La natura, quindi, trasforma la pietra in quarzo. Io mi chiedo ora: la pietra inerte che mi sento adesso, con la giusta energia, riuscirà a trasformarsi in quarzo?

Nietzsche dava un grande potere alla musica, la musica più della poesia ci mette in contatto con gli dèi, la parte più intima e nuda di noi stessi, la musica risveglia la memoria dionisiaca dell’inconscio. A volte una melodia la ascoltiamo e riascoltiamo senza sapere il perché questa ci rapisce. La musica stimola zone cerebrali, ma la memoria è oltre, la memoria è vissuto esperenziale, la memoria è istante, un presente dispiegato, una ricerca del tempo perduto, un amore ritrovato, un ricordo risvegliato. Come posso donarvi un frammento della mia memoria che sia coincidente con le emozioni, con lo stato d’animo che ho provato e che provo adesso, come posso coinvolgervi senza apparire banale ai vostri occhi, anche per sola riconoscenza per le vostre visite che mi fanno sentire meno sola; vorrei regalarvi un istante, un piccolo frammento di emozione, un ricordo sincero con gli attimi di una musica dolcissima.

Vi farò ascoltare due brani della colonna sonora di un noto film che riconoscerete subito. Questi brani sono il ricordo sonoro della valle che mi porto dentro, sono la musica che accompagnava quei giorni, sono la magia che mi è rimasta, la poesia che non vuole morire:

PS di quest’ultimo brano mi piace di più l’altra versione

Beppe Grillo: Parlamento pulito (atto terzo)

Per questo video, che potete rivederlo anche nel blog di Beppe Grillo con relativo testo,  vi confesso che ho un senso di soddisfazione indescrivibile, qui viene presentata la richiesta, alla Commissione degli Affari Costituzionali, di una data per sapere quando in Parlamento, quindi anche al Senato, viene finalemnte discussa la proposta di legge di iniziativa popolare che, ricapitolando, richiedeva: 1) l’elezione diretta del candidato, 2) il ricoprire la carica politica solo al massimo per due legislature, 3) in parlamento non devono assolutamente risiedere inquisiti e condannati in via definitiva. La soddisfazione per questo video è dovuta dal fatto che gli sforzi che hanno portato migliaia di cittadini ad organizzare nelle rispettive piazze dei propri comuni, in forma assolutamente legale, inziano ad avere frutti. Ci sono voluti  due anni, immaginate due anni al che i cittadini, in forma rigorosamente costituzionale, venissero presi in considerazione dalla classe politica che dovrebbe tenere a cuore le sorti dei cittadini stessi, in poche parole: due anni per essere ascoltati. Non mi stupisco se per cose altrettanto importanti o ancora più serie in Italia ti lasciano invecchiare per avere un riscontro. In quelle proposte di legge c’è un’azione di alta democraticità che, credo, il nostro paese non ha mai incontrato prima. Due anni fa del relativo V-Day dell’8 settembre 2007, dal nome Parlamento pulito, nessun giornale aveva fatto diffondere la notizia di questa importante iniziativa nel nostro paese, le televisioni non accennarono nulla, c’era una voluta disinformazione di massa. A livello locale si percepì la cosa quasi come una sfida, almeno io l’ho vissuta così. Ricordo il volantinaggio continuo per informare la gente di questo evento e della raccolta firme, le risposte scontrose con gli insulti, lo stupore, ma anche l’apporovazione. Per la prima volta si è avuta la sensazione di contare qualcosa a livello collettivo, ovvero di riuscire a fare qualcosa per il proprio paese anche se si è dei singoli, ciò fa capire l’imporatanza dell’organizzazione collettiva e, quindi, quanto sia importante presenziare anche solo per appore una firma come in questo caso. Quel che mi infastidisce, ma che ormai non mi stupisce, è che la casta deve difendersi da noi perchè è chiaramente, quasi scontatamente, a una distanza abissale da noi cittadini. Notate nel video la reazione che hanno quando Grillo ripetutamente usa il termine vecchi che, chiaramente, lo riferisce in senso istituzionele e non personale, Grillo ribadisce un’idea di vecchio che sta ad indicare l’anacronismo di un’intera classe politica che si fa i conti solo in funzione del mantenimento del proprio potere. Notate le reazioni! Ora, l’evidente paura di una classe politica si presenta, adesso, nei provvedimenti che stanno prendendo contro la rete perchè è di questo “nuovo” strumento che hanno paura. Grillo, adesso, ha annunciato il terzo V-Day contro il nucleare, ma è tutto da vedere, lo fece anche un po’ di tempo fa quando disse che voleva farlo a Bruxelles davanti al parlamento europeo.

Personalmente e obiettivamente credo che dobbiamo rigraziare Grillo per quello che è riuscito a fare e soprattutto per quello che continuerà a fare. Che ci piaccia oppure no, che possiamo attualemente condividerlo o meno, anche con tutte le sue contraddizioni, Beppe sta riuscendo a far destare la nostra coscienza critica a modo suo che è il modo dell’italiano tipico: il drammatico nella risata, ma soprattutto  sta riuscendo a gettare le basi per minare un sistema che in Italia sta facendo acqua da tutte le parti per via della corruzione e della mala informazione ormai prostituita al potere (nessuna parola in tv sulla legge contro la rete). Dobbiamo continuare sulla strada della controinformazione, ma soprattutto sulla strada dell’indifferenza, indifferenza verso la mala informazione. Cerchiamo di conoscere le realtà dei fatti, di seguire ciò che realmente amiamo, le nostre passioni, i nostri desideri, le cose che ci rendono felici in modo essenziale, cerchiamo di riscoprire aspetti del nostro essere che prima non avremmo mai immaginato, tocchiamo il fondo, perchè solo se impariamo a conoscerci i valori della ministra pompinara, della velina che vuol fare carriera, dello psiconano corrotto e quant’altro, molto probabilmente non attecchiscono in un animo sincero che ha trovato se stesso.

Per farvi capire che non scrivo cazzate, qui sotto vi faccio vedere come, una buona fetta dei cittadini baresi, ha realmente accolto Berlusconi a Bari il 31 maggio 2009. I politici ormai devono difendersi da noi! Il filmato è stato girato dagli amici di QuiBariLibera:

Omofobia e informazione oltre il 17 maggio

Parlare di omofobia adesso che il 17 maggio è passato sembra quasi fuori luogo o addirittura anacronistico, ma credo invece che affrontare la questione oltre o dopo il 17 maggio sia più importante. Il problema dell’omofobia non inizia e finisce in un giorno solo, ma è sempre costante perchè è costante e reale, e con questo intendo quotidiano, il comportamento omofobico. L’omofobia la si sperimenta ogni giorno, ma soprattutto già in forma latente la si può notare anche nelle persone non dichiaratamente omofobe, non facciamo finta di niente: la maggior parte delle persone ha imbarazzo solamente a parlare di omosessualità, lo si percepisce come un argomento troppo scomodo perchè intimo. Premetto da subito che non credo che certe forme omofobiche derivino da un’omosessualità repressa o almeno non tutte, per spiegare a un convinto eterosessuale che l’affettività omosessuale è un’affettività che ha una base ontologica naturale non serve dire a questo che è un omosessuale represso, anche nel caso dovesse corrispondere a verità, il problema, credo, come molti altri problemi di natura psicologica, sia una questione di natura ontologica e con questo intendo riferirmi al tipo di educazione-formazione che un io vive come essere esistente. L’io, di per sè, nasce con delle tendenze che gli addetti ai lavori definiscono innate, queste nel corso dell’esistenza confluiscono in rapporti ibridativi con il tessuto di relazioni e quindi, per dir così, di impringting che abbiamo come network che, non solo ci circonda, ma di cui siamo parte integrante. La questione è troppo lunga da esplicitare, ma posso ridurre nel considerare che l’essere dell’io si struttura e si ridefinisce continuamente, diremmo, si riassesta a ogni nuovo contatto o a ogni nuova rete di contatti soprattutto quando un’esperienza forte è la causa scatenante di un ridestamento della coscienza. Bene: che cosa c’entra tutto questo con l’omofobia? L’omofobia, come tutte le forme socio-acquisite, nasce da una costruzione o negoziazione della realtà di tipo convenzionale, si è omofobi, anche quando ci disturba parlare di omosessualità, per abitudine culturale, perchè nel raggio d’azione della propria esistenza non è stata problematizzata la questione o, ancor peggio, è stata già indottrinata in forma aprioristica come non questione. La struttura sociale preesistente ha già indicato la direzione su cui l’io deve “guardare”. L’omofobia, quindi, non è una tendenza naturale, bensì una sovrastruttura acquisita dai feedback sociali, una sovrastruttura potentissima e pericolosa per gli esiti violenti. L’aspetto positivo di tutto questo è che, come tutte le sovrastrutture e abitudini culturali, può cambiare, può modificarsi nel tempo perchè non è parte dell’essere definitivo ontologico di una persona o addirittura di un’intera società. L’aspetto negativo è che, come tutte le sovrastrutture e abitudini culturali, è difficile da debellare, in poche parole non in un paio di generazioni sociali si sradica una sovrastruttura fortemente radicata dal fallocentrismo come quella occidentale. I modelli dell’uomo forte, virile, che, come una vecchia pubblicità di un profumo recitava: dell’uomo che non deve chiedere mai, i modelli dell’uomo macho ecc., sono modelli questi che hanno soprattutto violato una realtà dei fatti che è tutt’altra cosa rispetto agli steriotipi tipici. La realtà violata è stata quella affettiva, non nel puro senso dei sentimenti, ma la realtà ontologica dell’affectus in senso letterale, ovvero ciò che ci tocca, la nostra natura ontologica è affettiva e tutte le sovrastrutture imposte come definitive sono una violenza nei confronti dell’essere in favore di ideologie del dover essere. La realtà affettiva della specie umana è così violentata e distorta. Il problema delle società si presenta quando queste sono particolarmente chiuse, di conseguenza, dal punto di vista culturale sono recidive non ai cambiamenti di per sè, ma ancora più in origine alla conoscenza dei fenomeni reali che poi in realtà sono fenomeni sotto gli occhi di tutti. Un esempio fra tutti è l’omosessualità, che vorrei chiamare da adesso omoaffettività, che è sempre esistita, ma gli altri esempi che possiamo citare sono anche l’atteggiamento delle maggioranze sociali che ignorano le conseguenze negative dell’effetto serra: non si pensa perchè è sforzo pensare, perchè è problematizzazione e quindi impegno, le famose abitudini di contrarre abitudini che Bergson aveva benissimo tematizzato.

A questo punto, consapevoli del fenomeno cangiante quali sono le convenzioni sociali, possiamo renderci conto quanto e come lavorare sull’ulteriore cambiamento culturale che è, prima di tutto, educazione alla conoscenza della realtà dei fatti, quindi educazione a vincere la pigrizia intellettuale che spesso si crogiola nell’opinione del senso comune. Un importante rilievo hanno le scuole, la famiglia, la struttura sociale che dovrebbe avere il compito di non abbandonare i cittadini; in proposito, circa un anno fa pubblicai in un forum la relazione dell’ILGA-Europe per la Commissione degli Affari Sociali inerente al suicidio tra i giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender, anche se la relazione e le indagini costituite sono inerenti all’anno 2007 credo che l’impostazione e soprattutto le proposte per affrontare il problema in sè siano ancora molto attuali, possiamo leggere infatti le segnalazioni che effettuai di alcuni passi della relazione:

<< E? stato dimostrato chiaramente che l?incidenza del suicidio tra i giovani LGBT
potrebbe essere ridotta se fossero adottate misure per contrastare l?omofobia, la bifobia, la
transfobia e l?eterosessismo che essi devono affrontare nella società, e se fossero adottate
misure per dare loro supporto.
47. L?Olanda è un Paese che, per almeno tre decenni, ha messo in atto politiche e
programmi educativi a favore delle persone LGBT. Mentre la situazione è ancora lontana
dall?essere perfetta, il confronto tra i risultati del ?Social Exclusion Report? per l?Olanda, con
i risultati di tutti i 37 Paesi, ha reso alcuni risultati informativi:
? Nel caso delle scuole, solo l?8.7% degli intervistati Olandesi ha trovato elementi
discriminatori nel curriculum scolastico rispetto al 42.9% dell?intero sondaggio;
mentre il 39.4% ha subito esperienze di bullismo, rispetto al 53% dell?intero
sondaggio.
? Nel caso delle relazioni familiari, il 31.2% degli Olandesi intervistati ha riportato
esperienze di pregiudizio e/o discriminazione, rispetto al 51.2% dell?intero
sondaggio.
? Anche l?esperienza di discriminazione nella comunità generale è stata più bassa, per il
24.6% degli Olandesi intervistati, rispetto al 37.7% dell?intero sondaggio.

E? stato esaminato un fattore riguardante la depressione, la disperazione e il suicidio
negli adolescenti gay, lesbiche e bisessuali, in comparazione con gli adolescenti eterosessuali.
I risultati hanno suggerito che i fattori ambientali associati con l?orientamento sessuale, che
potrebbero essere raggiunti e cambiati attraverso la prevenzione e gli interventi di
prevenzione, giocano un ruolo principale nella prevenzione dell?angoscia nella popolazione.30
53. Un altro studio ha esaminato quattro fattori protettivi (le connessioni familiari,
l?attenzione dell?insegnante, le attenzioni di altri adulti e la sicurezza scolastica) e la loro
associazione con l?ideazione del suicidio e i tentativi di suicidio tra adolescenti che hanno
avuto esperienze con persone del loro stesso sesso.

Molte indagini hanno documentato l?ostile ambiente sociale con cui loro si
interfacciano ? sia in famiglia, a scuola, nei gruppi di coetanei, nelle istituzioni
religiose, o più ampiamente nella società
? Una ricerca dettagliata ha dimostrato che un ambiente sociale che esclude e denigra i
giovani LGBT è causa per molti di loro di scegliere il suicidio come via di fuga dalla
depressione, dall?isolamento e dalla disperazione
58. Laddove i governi e le autorità per l?istruzione prendano specifiche iniziative per
affrontare l?esclusione e la discriminazione subita dai giovani LGBT, possono essere
raggiunti sostanziali miglioramenti nel loro ambiente sociale.

La chiave per eliminare la tragedia dei suicidi tra i giovani LGBT non è pertanto una
questione di come farlo né di come trovare le risorse, ma una questione di volontà politica:
l?attuazione delle misure proposte potrebbe essere opposta appunto da quei gruppi sociali, da
quelle istituzioni e da quegli individui la cui ostilità verso le persone LGBT contribuisce ad
un ambiente che denigra ed esclude in primo luogo i giovani LGBT.
61. La sensibilizzazione e l?educazione all?azione contro omofobia, bifobia e transfobia,
inclusa la sensibilizzazione sul potenziale costo dell?emarginazione, della denigrazione e della
discriminazione nei confronti dei giovani LGBT, sarà quindi essenziale per avere successo >>.

Consiglio comunque la lettura completa della ricerca.

Per capire qualcosa di più sull’omofobia vi segnalo la lettura tematica di questi siti: ipsico.org, con particolare attenzione alla voce omofobia interiorizzata, ovvero l’autoomofobia dei cittadini gay, lesbiche, transgender e bisessuali.

Interessante anche questo riassunto che presenta in generale una panoramica del mondo omoaffettivo: l’mofobia, la paura degli altri e di noi stessi

Da notare lo scempio omocensura che hanno subito gli anime giapponesi di ispirazione manga, nel sito gay.it  si trova una curiosa vecchia discussione riguardo alla censura che una certa forma d’arte può subire per via di un puritanesimo ipocrita. Personalmente, le forme implicite di omoaffettività dei cartoon anni ’80/’90 non ricordo che mi hanno traumatizzata, confusa o scandalizzata, quando si è bambini quelle forme di sovrastruttura di cui ho argomentato sopra non si hanno e certe cose le si vivono per come sono perchè, semplicemente, sono.

…e per una delucidazione riguardo alla questione dell’omofobia in Europa, qui la Risoluzione del Parlamento Europeo.